Come difendersi dalle truffe degli editori a pagamento.

Noi Poeti d’Azione da sempre ci battiamo per sensibilizzare l’opinione pubblica e le istituzioni sul grave problema dell’editoria a pagamento – vera piaga nel nostro Paese – e le difficoltà incontrate da un ineditante nel tentativo di pubblicare la sua opera prima. Di seguito riportiamo un’intervista rilasciata da Alessandro D’Agostini nel ’95, contributo sintetico, ma certamente sufficiente a comprendere come stanno purtroppo le cose e come fare per tentare di cambiarle.

Intervista di Pietro Salvadori al poeta romano
Alessandro D’Agostini
fondatore del Movimento “Giovani Poeti d’Azione”

Da un pò di tempo a questa parte si sente parlare a Roma di un gruppo di giovanissimi ed agguerriti poeti ed artisti che sembrano avercela a morte con l’ “establishment” culturale vigente. Si raccolgono addirittura – il nome è tutto un programma – in un “Movimento d’Azione Poetica”. Possiedono un loro “manifesto” ed un fondatore, il poeta romano Alessandro D’Agostini già conosciuto per le sue recenti apparizioni televisive nelle quali non è stato affatto tenero nei suoi giudizi sferrando violente invettive contro l ‘inconsistenza della produzione letteraria ultima ed il suo valore esclusivamente di merce. De Crescenzo e Busi sono stati da lui presi ad esempio negativo ed incolpati di fare del male alla cultura. Alessandro D’Agostini ha inoltre condotto e curato durante l’estate alcune kermesse poetiche che hanno riscosso notevole successo in seno alla manifestazione “Invito alla Lettura”. Lo siamo andati a trovare nella sua abitazione romana poco distante da S. Pietro per saperne di più…

– Pietro Salvadori Quale è lo spazio riservato ai giovani poeti in Italia ammesso che questo esista?

– Alessandro D’Agostini Ha fatto bene ad “ammettere”… Non esiste purtroppo nessunissimo spazio per coloro che si dedicano alla poesia anche seriamente, indipendentemente dal valore della loro produzione. Questo é estremamente drammatico, ma purtroppo è anche la “verità”.

– P.S. Di questo, se ho ben capito, lei incolpa anche il mondo culturale…

– A.D. Esattamente! Il mondo culturale e un mondo degenerato e corrotto sino a limiti impensabili. Molti purtroppo non ne sanno nulla ed è soprattutto perché la verità giunga loro che io mi sto battendo, altri sanno come stanno le cose, ma vivono nell’omertà più totale. Inoltre il fatto che in Italia la corruzione sia dilagante in tutti i settori non giustifica assolutamente che questa sia presente nella poesia, anzi, trattandosi la poesia di un prodotto dello spirito la cosa trovo che sia assai pi grave… Alla. base di un mondo corrotto c’è una mentalità corrotta che, a mio avviso, può essere corretta ed estirpata soltanto attraverso la cultura, ma se la cultura é la prima ad essere marcia allora come lo si può pretendere di fare?

– P.S. Potrebbe spiegare in che cosa consiste questa corruzione?

– A.D. Certamente. A grandi linee: c’é prima di tutto il mondo accademico generalmente legato al passato che tende ad occuparsi esclusivamente di esso e a curare interessi carrieristici personali, che non dimostra alcun interesse per nuovi eventuali poeti di talento. Poi ci sono gli editori che sostengono sempre quando si parla loro di poesia come questa non possa essere venduta perché non ha un mercato, cosa non vera perché 1′ “Antologia dei Giovani Poeti d’Azione” da me curata, che si presentava con una veste editoriale accattivante ed un prezzo di vendita di sole tremila lire ha venduto solo a Roma, senza ricorrere al circuito tradizionale, servendosi esclusivamente dl volontari, in sole due settimane quattrocento copie che era anche il numero di copie che avevamo stampato! Certo ha un peso anche la qualità. Gli editori tendono non a pubblicare buona poesia, ma a pubblicare poeti semplicemente perché detentori di un certo prestigio dovuto alla loro rinomanza spesso immeritata, in modo che la casa editrice abbia un “ritorno di immagine”… Ad esempio vengono pubblicati da Mondadori “poeti televisivi” o recensiti da… Si guarda molto l’ “etichetta”, la cerchia a cui un autore appartiene, e poco il valore puro e semplice. Anche il pubblico abituale della poesia ha finito poi in mancanza di meglio per abituarsi a quello che io chiamo “il mondo poetico alto” e ad accettare in qualche modo per valida la mediocrità imperante in ragione appunto dell’alone di “onorabilità” che questo mondo alto è riuscito a simulare facendo addirittura passare lo “scadente” per “buono”! Sembra assurdo, ma e così. Poi ci sono in questo cinico meccanismo gli autori noti che non essendo spesso nemmeno validi, a maggior ragione non hanno alcun interesse al che qualcuno venga conosciuto e pubblicato… Nel mondo letteraria tutto funziona attraverso la militanza, i favoritismi e meccaniche di questo tipo. Se oggi – e questo badi bene non è una provocazione, né un paradosso, ma una realtà – nascesse un nuovo Dante Alighieri impazzirebbe o finirebbe per suicidarsi! Mi sono trovato come vede a decantare i demeriti di un vero circolo vizioso. Spero serva almeno ad accrescere una delle cose fondamentali al fine di ipotizzare qualsiasi cambiamento: il grado di coscienza dei lettori. Già sarebbe un passo avanti…

– P. S. E che cosa ci dice di un’altra sua battaglia, quella sferrata contro gli edItori a pagamento?

– A. D. La ringrazio per avermelo chiesto. C’é anche chi lucra sopra l’ingenuità di coloro che hanno velleità letterarie ed artistiche, purtroppo. Esistono degli editori, e tono la maggior parte, che non sono affatto degli editori, ma più che altro delle tipografie a costo più alto. È sufficiente inviare loro un qualsiasi manoscritto per vedersi recapitare a casa dopo un pò di tempo un contratto di edizione già compilato che prevede da parte dell’autore l’esborso di una cifra che oscilla fra i tre milioni e mezzo ed i dieci milioni o anche oltre. La gravità maggiore della cosa é che nonostante il pagamento di tali somme non viene garantito nulla all’autore da parte dell’editore sull’effettivo lancio e diffusione dell’opera. I libri pubblicati da questi pseudo-editori generalmente in mille copie non vengono né distribuiti in libreria, né fatti recensire o pubblicizzati tramite i media. Dopo la pubblicazione di tali libelli vengono così ripartiti: duecento copie all’autore a suo esclusivo uso (generalmente da regalare ad amici e parenti), le restanti ottocento copie ammesso che siano state stampate – perché succede anche il contrario in certi casi – divengono delle giacenze d magazzino. L’autore non può che abbandonarle al loro triste destino che è secondo la normativa vigente il divenire dopo due anni “carta da macero”. Scattato il termine dei due anni gli editori a volte si prendono la briga di comunicare all’autore la cosa pregandolo di venire a ritirare gratis o dietro compenso del prezzo di costo o a peso di carta da macero le copie immagazzinate. Del proprio libro non é stato nulla; è come se non lo si avesse pubblicato affatto e in effetti questo modo di dare alle stampe la propria opera non può tecnicamente definirsi “pubblicazione”, ma semplicemente “stampa”. Non è giusto che chi non abbia almeno tre milioni non possa pubblicare, anche se bravo, qualcosa, e non è giusto che si speculi in un modo così palesemente truffaldino sulle speranze mal riposte degli sprovveduti. Non ho un buon rapporto con la politica, ma ho avuto modo di parlare con Taradash esponendogli il problema e proponendo come primo intervento contro i falsi editori una cosa semplicissima, che appaia a chiare lettere nel libro o nel retro di copertina una dicitura nella quale l’editore dichiari che il libro è stato “pubblicato attraverso la contribuzione dell’autore”. Questo discriminerebbe subito gli editori veri da quelli che non lo sono, e qualcuno di loro finirebbe, come mi auguro già da adesso per fallire. –

– P.S. E Taradash che cosa ha risposto?

– A.D. È vero, stavo dimenticando proprio questo… Mi ha risposto che in “democrazia” – questa parola più passa il tempo più non riesco a capire cosa significhi in Italia – è giusto che le cose stiano così. E. se è giusto per lui diamogli il nostro voto!

Tratto dal periodico “Questelettere” – Maggio ’95

Questa intervista sotto forma di volantino circolò in migliaia di copie in molteplici contesti culturali (presentazioni di libri, manifestazioni culturali ufficiali, inaugurazioni di librerie ecc.), come nella sede dell’editore Mondadori di Roma nell’occasione della presentazione di uno dei pessimi libri dell’ex direttore della Rai Enzo Siciliano. Molti dei convitati strapparono con disprezzo il nostro volantino che rinvenimmo in pezzettini nei portacenere o spiegazzato sotto le poltrone e sui tavolini. Nessuno fu disposto ad un confronto democratico sulle rispettive posizioni. Per contro nessuno si provò a a smentire o confutare le nostre “verità”. Avevamo comunque colpito nel segno perché la volta dopo i custodi dello stabile della casa editrice che avevano ricevuto evidentemente ordine di non farci passare, ci sbarrarono risolutamente la strada adducendo come motivo fittizio che non avevamo l’invito e solo con quello era possibile entrare. E dire che l’iniziativa era pubblicizzata sui maggiori giornali come ad “ingresso libero”, inoltre molte altre persone entravano senza nessun controllo dell’ipotetico invito. Come mai? (?!) Questa domanda è davvero retorica come lo potrebbe essere la risposta che non ci sentiamo neppure di dare in quanto risulta evidente come è evidente che noi siamo “I Giovani Poeti d’Azione” coscienza vigile, “pura” e attiva della collettività! E loro chi sono? I burocratici custodi dello stato avanzato di dissoluzione d’una cultura tenuta in vita dal mercato, dalla politica e dalla corporazioni accademiche.

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