Poesie di Alessandro D’Agostini tratte dal volume “Ultimatum”

Alcuni testi poetici di Alessandro D’Agostini
tratti dalla silloge “Ultimatum”, Youcanprint, 2014.

  1. Tu ora che appartieni alle profondità.
  2. Camerino di prova.
  3. Visione alla sera (che muore).
  4. Andrea.
  5. Consecutio d’Amore.
  6. Menzogna’l dire.
  7. Epigrafe.
Tu ora che appartieni alle profondità. [24-08-2006 ]

 

– I –

Tu ora che appartieni alle profondità

di un ricordo muto, muta sembri chiamarmi

baluginando ai sogni ultimi.

 

La pena è

                 non aver serbato

– affiorato dalla ghiaia

della prima risacca – quel sasso

dal profilo umano,

ma duro e dolce

che ti somigliava.

 

Il rimorso è

                  l’averti colta, tenuta fra le mani

e gettata lontano in un gioco ragazzo

in tre balzi magici a pelo sull’acqua.

 

– II –

 

In ascolto, più di quanto allora t’ascoltai

mi pare d’udirti nel gaio riso di un tonfo

al mare, al litorale laziale.

 

 Se sei tu a chiamarmi dalle profondità,

indicami il dove, il come, il possibile.

E se sei in me soltanto: pietra levigata

gettata negli abissi, lascia che le correnti

disperdano il tuo ricordo minerale

o ne cambino forma in levigata sabbia

indistinta, nel fondale.


 Camerino di prova. [2/07/2007] 

 

Se fosse solo lo spartiacque 

e non la fine, 

sarebbe solo il passaggio 

varcato il quale 

la vita continuerebbe 

in modo altro, 

in altre forme. 

 

Sarebbe la porta del “camerino” 

in cui entrare svelti 

per alleggerirsi del vecchio corpo, 

indossare le spoglie nuove

che si usano aldilà.

 

L’unico cruccio sarebbe

sperare in un buon sarto 

che ci cucisse subito sull’anima 

l’abito all’ultima moda, 

da indossare in quel posto sconosciuto 

dove s’afferma pur si viva 

        e più non s’abbia corpo.

 

 Alla prova 

ci guarderemo soddisfatti allo specchio: 

eleganti e leggeri, 

rivolgendoci un attimo a guardare, 

con compatimento e senza nostalgia,

il gravame fisico dei vecchi abiti

e le loro membra 

e l’aere denso ove resteranno

prigioni e inerti 

prima del balzo.

Foto di Alessandro D'Agostini scattata da Roberto Di Vito
Alessandro D’Agostini con l’attrice Francesca Stajano. Notte dei Musei 2010 Terme di Diocleziano, Roma

 


 Visione alla sera (che muore). [18-08-2006]

 

La cambierò adesso, la vita.

La cambierò adesso la vita se saprò cambiare.

La cambierò adesso la vita in un cambio di stagioni.

E se non cambio adesso, adesso non saprò rivolgermi verso nord,

il nord della vita, mentre il verso mi si gonfia.

 

E mi si gonfia, come il rigagnolo

che compongono mie lacrime d’aspettazione,

come rigagnolo insanguinato bramante la polla, finale:

ove tutto sia raccolto: fra ciuffi si faccia vermiglio sogno.

E se vermiglio stagno è lo specchio ultimo d’aspettazione

riluce – ora – nei pensieri illanguiditi a sera, ma precisi.

 

Non so se il frusto pianto abbia, reiterato, potere.

Non so se abbia potere il pianto frusto, come del fusto,

di radicarsi, di divenire legno, non so se labbra d’amore

abbiano disposto il loro bacio, a suggere salato.

So saltare questa miseria con un pié solo, col sonno,

che anticipa il negro sonno.

 

Se salta il pié il giorno, col pieno sonno,

se lacrima d’illanguidito giorno; non è raccolta

d’amoroso labbro e se la capriola del vento

irride questa durezza radicata, di suo  (di proprietario)

ha il solo rantolo, d’una visione. Alla sera.

Alessandro D'Agostini in uno scatto tratto dal mensile Focus Extra
Alessandro D’Agostini in uno scatto tratto dal mensile Focus Extra

 


 Andrea. [02/10/2006]

 

A te piace essere stremato

a sera: assente.

Assente della voglia di riposo:

a sera distante.

 

E affondi, quando

t’attardi verso l’alba

(stremato e vittorioso),

il tuo artiglio

nel plenilunio agonizzante-

 

Luna ferina, braccata da presso,

dalla ferita morrà presto

ingorgata alle fauci

tingendosi di sangue bollente di sole.

 

E tu nei cunicoli…

E tu nel rimbombo

dei cunicoli

della città

pietrificata

celerai il tuo

reato al mondo

in una oscurità

privato d’un’altra

                                   notte.


 Consecutio d’Amore. [8/2006]

 

se non m’ami

            amami almeno i versi

 

e se non m’ami i versi

            non amarmi


 Menzogna’l dire. [8/2006]

 

«Ti dico

                  che t’amo

      perché

                  giammai t’amo

      perché

                  – se t’amassi –

                                          t’amerei».


Epigrafe. (inedito fuori raccolta)

 

Ho data tutta la mia presenza

per documentare la mia scomparsa.


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Ultimatum di Alessandro D'Agostini - poesia italiana contemporanea
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6 risposte su “Poesie di Alessandro D’Agostini tratte dal volume “Ultimatum””

Così poche?
Null’altro da condividere dal 2007 al 2014?
Troppa azione?
Comunque non mollare!
Alla poesia servono gli “agitatori”…

Cortese Signor Viviani (Bimbo saccente), la ringraziamo per l’interesse dimostrato.

Penso concorderà con noi sul fatto che la poesia ed il lavoro di un poeta vadano sostenuti acquistando i suoi libri.

I testi poetici di Alessandro D’Agostini può pertanto leggerli agevolmente nel suo ultimo libro pubblicato “Ultimatum” edito da Yocanprint edizioni.

Può acquistarlo in tutte i bookstore online ed ordinarlo nelle migliori librerie.

Se desidera leggere altri testi di Alessandro D’Agostini può visitare http://www.poetidazione.it e scaricare l’anteprima omaggio del volume.

Cordiali saluti,

Poeti d’Azione

Asciutte essenziali parole. Così come a me piace la poesia, priva di fronzoli e ritocchi aulici che se pur traspaiono sono conformi e ben piantati nell’essenzialità del senso poetico.

La più bella è Andrea. Mi fa piacere intanto leggere poesie comprensibili, poiché oggi vanno di moda poesie in cui non si capisce niente (e relative critiche incomprensibili). Le ultime tre mi sembrano più giochi linguistici non perfettamente riusciti, comunque non al livello delle prime.

Direi che il libro di Alessandro D’Agostini, che ho letto con piacere, trae vantaggio dagli esiti cruenti di quella crisi che hanno visto il dissolversi della cultura dello sperimentalismo in una faglia gassosa di verbalismi e di significanti fintamente liberati, dall’impostura di una cultura che li aveva utilizzati quali strumenti e grimaldelli per scassinare una serratura, ahimè, ormai assente. La resistenza del «soggetto» è qui stata superata con una brillante aderenza alla a-metricità della narratività diffusa. Di qui il rapporto paritario-ubiquitario tra il compito di razionalizzazione del «soggetto» e la tendenza fideiussoria propria di ogni fondamentalismo sperimentale. Direi che il libro si inscrive in quel concerto di poesia di azione o poesia di rivolta che parteggia per la libertà stilistica. Del resto, il carattere gnomico, l’eleganza, la clarté, la concisione della proposizione poetica di D’Agostini non devono essere confusi ed equivocati come elementi negativi ma come momenti positivi della sua ricerca di autenticità. Così, la post-poesia, o meglio, la anti poesia di D’Agostini non si inscrive ad alcun orizzonte riappropriativo, tende ad andare oltre le micro narrazioni dell’io in virtù del fatto che ha consapevolezza che il cuore del Moderno è: l’essenza della tecnica non è a sua volta qualcosa di tecnico. Ciò che si può parafrasare: l’essenza della poesia non è a sua volta qualcosa di poetico… ma sta altrove…

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