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Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo.

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G.A.. Passi alcuni periodi dell’anno nel tuo eremo calabrese, come mai da tanti anni scegli il sud per i tuoi momenti di solitudine artistica.

D.B. Io sono romano di padre e nato a Roma, ma mia madre è tarantina per cui dentro di me c’è una parte del sud, e poi soprattutto per la magna Grecia. Quando sono andato a Taranto venti anni fa ho visto che non c’è più niente degli splendori del passato, ovverosia non c’è più nulla perché è stato tutto distrutto dall’Italsider [Importante azienda siderurgica n.d.r.]. Al di là di questo sono rimasto sempre vicino a questa dimensione materna e mi sono fermato a Rocca Imperiale, piccolo paese calabrese, perché è testimonianza di una civiltà di operosità, di gentilezza d’animo, ma soprattutto per il senso di ospitalità, ed io che venivo da una grande città ero affascinato da questo modo arcaico di raccontarsi, di vivere, di avere rapporti. Mi attraeva il fatto che nel linguaggio aulico è rimasto il termine “Sibarita” per indicare una persona dedita ai piaceri o all’erotismo indisciplinato, ma di questo oggi non è rimasto traccia, come diceva Pasolini “l’Italia è tutta omologata , a causa dei mass-media, potenti plagiatori.

Dario Bellezza nel bosco
Il poeta Dario Bellezza

A.D. Puoi dirci qualcosa sulla tua ultima pubblicazione.

D.B. Come si fa a parlare di un libro di poesia. In un romanzo c’è una trama, ci sono dei personaggi, la poesia è atemporale, è metafisica, è fuori dal tempo, fuori dalla storia. Il libro riflette degli stati d’ animo, delle situazioni psicologiche, dei momenti di innamoramento, di crisi anche ideologiche infatti c’è una poesia sulla crisi del Golfo. I libri di poesia vanno letti e non parlati.

G.A.. La cultura occidentale, figlia della filosofia, è totalmente egodipendente, questo ha creato una frattura insanabile, alienante tra /’ uomo e la natura, particolarmente drammatica nei grandi agglomerati urbani dove la situazione è di “Alberi violati nello zoo della città”. Albert Hofmann [(Baden, 11 gennaio 1906 – Burg im Leimental, 29 aprile 2008)] in un saggio sulla cultura estatica di Eleusi descrive il ritrovato rapporto uro-boro con la natura per tutti i partecipanti, Cicerone descrive lo splendore che illuminò la sua vita dopo l’esperienza di Eleusi: “Abbiamo conosciuto i principi della vita, ed abbiamo ricevuto la dottrina del vivere non solo con letizia, ma anche con una speranza migliore nella morte”; gli sciamani indiani dicono che noi occidentali parliamo di Dio mentre loro parlano con Dio.

D.B. Dello sciamano penso tutto il bene possibile perché lui è in contatto con il divino, con il sacro. Certo noi viviamo in civiltà occidentali molto razionalizzate dove la ricerca dell’assoluto mi sembra che sia dimenticata; oggi nel mondo occidentale c’è la ricerca non dell’assoluto ma del relativo con il valore del piacere, dei soldi, del successo, queste sono le cose importanti in cui si muove l’uomo occidentale, per cui vive in modo completamente alienato anche perché il contatto con la natura non c’è più, viviamo immersi in situazioni avulse, metropolitane dove la possibilità di comunicare tra persone è ridotta all’osso.

A.D. Quali libri consiglieresti a coloro che per la prima volta si volessero avvicinare alla produzione letteraria di Dario Bellezza ?

D.B. Consiglierei dei libri che purtroppo non si trovano in circolazione come “ANGELO” o “Morte Segreta”. Per quanto riguarda libri reperibili consiglierei “Invettive e licenze”, “Storia di Nino”, il mio ultimo libro (L’Avversario N.D.R.) e “Testamento di sangue”.

G.A. Orazio nella prima epistola diceva : “la morte è il limite ultimo di tutte le cose”; penso che tutta la nostra esistenza, e il nostro scrivere, siano basati nel rendere accettabile l’ultimo respiro, nel razionalizzare il nostro, sofferente, transito terrestre. Cosa pensi della vita oltre terrena?

Tutte le poesie di Dario Bellezza, 2015 Mondadori - l'opera in versi completa
Tutte le poesie. Bellezza Dario, 2015, Mondadori
a cura di Roberto Deidier

D.B. Nessuno è venuto a dircelo, per cui logicamente non lo so. La situazione può essere vista da due punti di vista: se uno ha una qualsiasi fede nell’al dì là, che ci crede veramente, il momento del trapasso sarà meno duro di chi non ha nessuna fede e crede che la vita finisca con la morte, comunque sono due situazioni completamente diverse a cui non so rispondere.

G.A. Nel redazionale che ho scritto per questo primo numero della rivista [Rivista Orizzonti, numero 0 – marzo 1994 – Dir. Giuseppe Aletti, Caporedattore Alessandro D’Agostini n.d.r.] si afferma che nessuna visione del mondo può prescindere da una cultura umanistica. Pensi che il degrado sociale, culturale, ed esistenziale nel quale ci troviamo è dovuto al fallimento della cultura umanistica o ad una sua mancata utilizzazione?

D.B. La cultura umanistica è stata distrutta dalla cultura tecnologica per cui noi siamo dei sopravvissuti, i poeti sono sopravvissuti ad un’ epoca che non c’è quasi più perché con la tecnologia il poeta non ha nulla a che fare.

G.A. La nostra rivista si propone di dare voce ai giovani artisti nelle diverse forme ed espressioni. Cosa pensi di questa nostra iniziativa vista la precarietà nella quale vigono la poesia ed i libri in generale.

D.B. Io sono daccordissimo perché la rivista coordina idee, persone, però non deve essere faziosa nel senso che deve ospitare tutte le voci. Non bisogna fare, ovviamente, una rivista monotematica, monostilistica dove tutte le persone che scrivono uguale fanno parte della rivista. Sicuramente è qualcosa di utile senza illudersi però che la rivista possa risolvere dei problemi formali e contenutistici.

Alessandro D’Agostini & Giuseppe Aletti

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7 risposte su “Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo.”

Poeta che ho sempre amato, esprime un tipo di poesia del “mistico-reale”,che si trova in ogni uomo fuori da ogni formalismo o affettazione. Niente briglie per il vento e i sentimenti.

Tanto per chiarire le idee ai tanti “parrucconi ,che tornano come “zombies”

condivido pienamente su ciò che dice sulla poesia e sugli editori.A distanza di anni non è cambiato nulla, i poeti molto sconociuti devono pubblicare con le piccole e medie case editrici perchè le grandi sew ne fottono della poesia. loro vogliono vendere giocano siulla quantità e sulla narrativa d’autore per guadagnarci e specularci. noi piccoli scrittori sconosciuti siamo fuori da un mondo letterario …associazioni letterarie a non finire per poter proporre ancora poesie e farle leggere con i vari concorsi letterari a volte onerosi e pubblicazioni di antologie che non legge nesssuno.
Spero che la poesia non muoia perchè tutte le emozioni,sensazioni gioie e dolori non devono morire nei cassetti.

Non dubito dell’autenticità dell’intervista (le risposte sono quelle tipiche di Dario), ma abbiate l’onestà di non spacciarla per l’ultima rilasciata dal poeta perché non è così. L’ultimo colloquio di Bellezza è stato con Gregorini, che lo ha assistito sul letto di morte, e lo si può leggere nel libro di Id., Il male di Dario Bellezza, Roma, Stampa Alternativa, 2006. Questo millantarsi s’addice poco a una rivista che vuole essere considerata seria.

Se lei avesse letto con attenzione l’articolo si sarebbe accorto che c’è proprio all’inizio questa dicitura:

Primo numero della Rivista Letteraria Orizzonti (marzo 1994) dove uscì l’intervista al poeta Dario Bellezza. Allora ne furono stampate e diffuse quattrocento copie. La rivista fu presentata alcuni giorni dopo la stampa presso il Cinema De Lollis de’ L’Università La Sapienza di Roma. Da allora non è mai uscita dai nostri archivi e può pertanto considerarsi l’ultima intervista del poeta resa nota dopo la sua morte.

Pertanto noi non spacciamo false notizie o altro come dice lei che ci ha mosso una critica immotivata senza aver evidentemente letto con attenzione e integralmente l’articolo!
Fra l’altro Fabrizio Gregorini, che conosce personalmente Alessandro D’Agostini, è stato fra i primi a ricevere la notizia della pubblicazione di questa intervista (avendo la possibilità di accedere ad essa con anticipo) e non si è assolutamente lamentato di nulla e altresì ha ringraziato calorosamente in una e-mail privata Alessandro D’Agostini per l’ottimo lavoro svolto sia all’epoca come oggi.

Inoltre, per la cronaca, questa intervista fu presentata ufficilamente assieme alla rivista che la riportava con la presenza del poeta Dario Bellezza stesso al cinema De Lollis. Bellezza ebbe modo di leggerla sia prima che dopo la pubblicazione.

Ci sono fra l’altro numerosi testimoni oculari di quella serata di presentazione (tutti viventi ed in salute) che se ha altro tempo da perdere volendo può anche rintracciare!

Per quanto riguarda la rivista noi non la rappresentiamo e non la difendiamo in quanto abbiamo voce in capitolo solo relativamente la numero 0 (datato marzo 1994). Alessandro D’Agostini infatti dopo aver preso parte alla fondazione della rivista stessa ne assunse il ruolo di Redattore Capo ma esercitò la sua carica solo per quel numero. Già al numero successivo, per divergenze con la direzione sulla linea editoriale da seguire, rassegnò le dimissioni ed abbandonò definitivamente il periodico.

Questo spazio vuole essere costruttivo. Basta polemiche sterili! Qui si è voluto fare un giusto omaggio ad un grande poeta e basta!

Guardi, sig. anon che mi ha risposto, che la mia non voleva essere una messa in dubbio della validità dell’interevista. Questa è stata la prima cosa che ho scritto.
Non capisco perché lei mi citi tutti questi aspetti cronachistici che non mi interessano minimamente. Fra l’altro non conosco alcun Fabrizio Gregorini. Il Gregorini di cui io parlo è Maurizio, poi non so voi (lei e il sig. D’Agostini che lei difende con cotanto piglio ma che io non ho idea di chi sia) con chi abbiate rapporti. La citazione che ha fatto, e per cui la ringrazio, effettivamente non l’avevo letta, perché non è all’inizio dell’articolo, è didascalia di un’immagine a metà prima pagina. E allora, signore, c’è tanta differenza nell’affermare nel titolo “Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo” e poi specificare – nemmeno in corpo testo – che si tratta in realtà semplicemente dell'”ultima intervista uscita dai nostri archivi”. Non devo venire io a darle lezioni di giornalismo. Almeno adesso chi come me, che per vari motivi tende a saltare immagini e didascalie supponendo, ed evidentemente sbagliando, che in testi accessori non ci siano mai informazioni così importanti, questi potrà leggere il suo commento bello grande e sapere come stanno effettivamente le cose.
La mia non è una polemica inutile: sulla morte di Dario si è già marciato troppo. Continuare a farlo dopo quasi vent’anni è triste.
Con ciò non tolgo il fatto che voi siate da ringraziare (anche io vi ringrazio) per questa documentazione che, anche se presentata in modo fuorviante, è e senza dubbio resta importante.

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