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Più libri più liberi, la scomoda verità sulla c.d. fiera della piccola e media editoria 2016

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Più libri più liberi 2016, fiera del libro destinata alla piccola e media editoria, è una manifestazione che si svolge ai primi di dicembre al Palazzo dei Congressi a Roma dal 2002.

Più libri più liberiGli organizzatori sul sito ufficiale di Più libri più liberi scrivono che “Più libri più liberi (…) riunisce in un unico luogo il meglio della produzione editoriale indipendente italiana“.
Informano anche che ogni anno gli editori che utilzzano la kermesse come vetrina per le loro pubblicazioni sono oltre 400.

Sembrerebbe tutto molto bello e buono a sentir parlare loro: “il meglio della produzione indipendente” finalmente in un unico luogo può raggiungere un pubblico vasto di potenziali lettori. Eppure qualcosa non quadra. Chi stabilisce questo “meglio” da esporre e quali sono  i criteri che portano ad essere nell’elenco degli espositori e negli stand e quali no?

Io ho scritto un libro pubblicato da poco e non sono certo l’ultimo arrivato e ho amici che hanno fondato delle piccole case editrici indipendenti per editare se stessi o dei testi di nicchia altrimenti introvabili e di grande valore culturale, ma né il mio libro, né gli editori di cui parlo saranno presenti coi loro  titoli nella manifestazione, come mai?

Ediser è la società di servizi dell’Associazione Italiana Editori (AIE), “fondata nel 2002 per l’erogazione di servizi rivolti alle case editrici” che organizza la Fiera. Ediser ed AIE  fanno pagare salato  per uno stand fieristico a Più libri più liberi, ed anche per un piccolo spazietto su di uno scaffale ogni editore che voglia esporre i suoi titoli deve erogare una bella sommetta, sommetta che non è detto che poi rientri con la vendita dei propri titoli esposti.

Che gli editori debbano pagare per esporre sarebbe cosa non poi tanto grave se vi fossero almeno dei criteri di selezione a monte nei confronti degli editori che desierano esporre e delle loro opere.

Dei criteri in effetti ci sono: basta dirsi editori ed essere iscitti all’AIE. L’AIE non controlla di che tipo sia effettivamente l’attività di questi editori o “sedicenti tali” e pagando il costo dei metri quadri dello stand garantisce uno spazio a tutti come al mercato del pesce; anzi no, al mercato del pesce i pescivendoli che vendono pesce marcio vengono presto denunciati e presi di mira dai NAS e fatti chiudere, mentre per gli editori di Più liberi più libri ciò non avviene. Quindi tutti pagando possono mostrare se stessi e la propria mercanzia buona o avariata che sia; ma non sta qui il punto della questione. Non si può certo pretendere in regime di libero mercato che  un editore che creda ad un determinato autore ed investa su di esso mettendoci come si dice “la faccia” sia disciminato per questo purchè sia almeno in buona fede.

Mi ripeto: il punto è proprio questo: la buona fede. Un “vero editore” dovrebbe essere colui che dopo aver fatto un lavoro di “ricerca e selezione” pubblichi quei titoli e quegli autori meritevoli d’attenzione lanciandoli poi sul mercato librario facendo poi guadagnare l’autore e guadagnando loro stessi in modo trasparente ed onesto. Questo, ne converrete, è il lavoro che un editore si è scelto o dovrebbe essersi scelto quando ha cominciato la sua attività, e se a lui non sta bene è libero di mettersi a fare altro o no? Ma sono questi gli editori che espongono a Più libri più liberi? No. Scorrendo l’elenco degli editori presenti sia in questa che nell’edizione precedente della manifestazione ci siamo accorti che sono presenti molti editori (ci sembra ad occhio e croce che siano la maggior parte – verificheremo e daremo tutti i dati nei prossimi giorni) che in questo senso a nostro avviso editori non sono  considerando che pubblicano i libri dietro pagamento degli stessi autori.
Stiamo parlando quindi di editori (chiamarli tali è un offesa alla categoria) che sono solo degli “agenti” (chiamiamoli così per comodità) che si interfacciano fra un autore desideroso di pubblicare ed un tipografo/stampatore, e che campicchiano non commerciando libri, bensì lucrando su questa “mediazione” e molto spesso “solo” grazie a questa mediazione.
Tali editori a pagmento non sono editori veri e propri, ma delle tipografie “a costo più alto” in mano spesso ad individui senza scrupoli che dietro la promessa di successo letterario e di vendite illudono i tanti aspiranti autori proponendo loro contratti di edizione che contengono l’obbligo di acquisto di un certo numero di copie del volume stampato da parte dell’autore stesso. Ciò non è serio, e noi Poeti d’Azione lo diciamo da sempre, non è etico e dovrebbe essere impedito da una legge apposita.

Se sei editore devi essere uno che si assume il c.d. “rischio d’impresa” per intero, ovvero devi scovare l’autore di valore, pubbliciazzarlo, distribuirlo e dividere con lui i frutti della vendita del libro edito e non devi far pagare all’autore stesso l’edizione della copia di un libro che poi non leggerà mai nessuno per colpa tua falso editore che ti accontenti del guadagno ricavato sulla “cresta” che fai sul costo del tipografo! Ovviamente a te falso editore la distribuzione del libro e la promozione dei tuoi autori interssa davvero poco avendo guadagnato già “a monte”.

Pertanto ci chiediamo: questi editori che ci stanno a fare in una manifestazione che dovrebbe proporre “il meglio della produzione indipendente italiana”? Ah, hanno pagato lo stand, bene allora tutto a posto! E perchè secondo voi pagano per avere uno stand? Per dare un contentino agli autori che per una volta vedono il proprio libro – anche se in mezzo a migliaia di altri – esposto in una  fiera libraria di fronte a potenziali acquirenti destinati quasi sempre – diciamo noi – a restare “potenziali”.
In verità non sono i suoi autori, ma è lo stesso editore a pagamento che espnendo ha un sua visibilità e acquisisce una certa “aura di credibilità” e ha la possibiità di accalappiare fra il pubblico di tali manifetazioni – sovente composte da una buona fetta di aspiranti autori – altri gonzi pronti  a sborzare per vanità o dabbenaggine belle cifre nella speranza di essere lanciati nell’olimpo delle lettere.
Certo poi non ci dimentichiamo che il falso editore avendo un bello stand alle Esposizioni fa anche contenti e come si dice a Roma (mi si perdoni il francesismo) cojonati gli autori che credono di essere divenuti “importanti” e seguiti davvero dall’editore-truffa (e fuffa) che li ha in catalogo e li espone una volta tanto da qualche parte.

Cos’altro da dire su questa famigerata Più libri più libri che permette a tali editori di avere uno stand dieto pagamento entrando a far parte così della lista del “meglio” e lascia fuori tanti altri che per principio non intendono pagare o non sono semplicmente in condizione di farlo? Posso solo dire che hanno un cuore a forma di salvadanaio, visto che obbligano i visitatori che dovrebbero entrare per comprare libri editi da editori a pagamnto a comprare prima di tutto un salato biglietto d’ingresso. Pagare per entrare in una libreria! Per poi pagare di nuovo se si vuole tornare  a casa con qualche titolo. Bella mossa commerciale, non c’è che dire! E poi ci si lamenta che la gente comune, i c.d. lettori deboli non leggano più di  un libro l’anno quando va bene.

Sono uno che legge poco, forse ho anche timore di entrare in una libreria perchè in liberia non mi sento a mio agio, non ci sono abiutato io alle liberie e poi i libri costano cari secondo me… se tu mi dici che devo pure pagare l’ingresso… dieci euro, una bella sommetta… e non so nemmeno se dentro poi un libro che mi interessa lo trovo… beh col cavolo che vengo, ma me ne resto a casa a guardare un film su Sky che è meglio!

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La gioiosa fila per entrare a Più libri più liberi dopo aver già fatto una precedente fila ai botteghini e pagato il biglietto per entrare.

In conclusione dico: boicottimo una Fiera dell’editoria che non propne – fatte le debite eccezioni – l’alernativa alle major dell’editoria con un’offerta diversa incentrata sulla qualità delle proposte editoriali, ma che si configura come uno “specchietto per le allodole” che accorrono appena sentono le magiche parole “alternativo” e “indipendente”.

Se alternativo significa spazzatura e indipendente significa lucro senza contenuto per fortuna che esistono  e contiunano ad esistere i Mondadori, gli Einaudi, i Feltrinelli ecc, almeno accanto ai titoli dei persoaggi del gossip della TV, i grandi editori pubblicano anche libri di qualità che la gente acquista e legge e permettono a molti dei loro autori di vivere del proprio lavoro senza far si che si illudano che essere piccoli povri ed emarginati significhi necessariamente essere dei geni o dei puri e ciò sia per – qualche motivo strano – comunque meglio.

Faccio un appello a tutti coloro che come me pensano che gli editori a pagamento non siano editori e che una manifestazione lbraria che li ospita non sia seria e degna di chiamarsi tale, faccio un appello ad ogni cittadino libero invitandolo ad unirsi in un sit-in pacifico e silenzioso di protesta il 7 ed i giorni seguenti con questo semplice slogan attaccato addosso: “gli editori a pagamento non sono editori”.
La gente che viene a questa manifestazione e paga il biglietto d’ingresso deve sapere e conoscere la verità! Deve sapere lo scempio che si compie in nome della cultura!
Fermiamoli!

Alessandro D’Agostini

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