Categorie
News

Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo.

5/5 - (2 votes)

<<Segue da Pagina 1

G.A. Come hai vissuto la rivoluzione culturale del ‘ 68, hai mai varcato “le porte della percezione” ?

D.B. Dal punto di vista letterario la letteratura non credo che serva totalmente a spezzare “il velo dei maya”. Ovvero come dice Huxley [Aldous, Godalming, 26 luglio 1894 – Los Angeles, 22 novembre 1963] superare le porle delta percezione ed entrare nella percezione assoluta, nel disinganno. Questo però può forse essere raggiunto da un santo, da un mistico, da un illuminato, da un Budda. In letteratura penso che sia più difficile riuscirci soprattutto perché la letteratura è il linguaggio e il linguaggio frena la possibilità di espandersi sempre di più.Dario Bellezza giovane

G.A. Allora vedi il romanzo come qualcosa di più lucido della poesia ?

D.B. No. Dico che se tu hai delle visioni e le scrivi è già qualcosa di diverso rispetto a colui che ha le visioni e non le scrive. Nel momento in cui le trascrivi le stai già strumentalizzando, in questo senso trovo che la letteratura è qualcosa di imperfetto nei confronti della percezione assoluta, nella capacità di trascendere il reale.

A.D. Quale importanza dai al linguaggio, al linguaggio in poesia?

D.B. La poesia è linguaggio, ma penso che un autore che privilegi solo il linguaggio diventi un autore formalista. A me non basta il formalismo.

G.A. Negli anni cinquanta lo stesso Pasolini aveva delle difficoltà a dichiarare apertamente la propria omosessualità per paura di ritorsioni cattoliche, quali sono le conquiste che il popolo omosessuale ha ottenuto in questa società?

D.B. Credo che al di là delle parole, al di là delle promesse, al di là del fatto che ci sia più tolleranza, alla fin fine le cose sono rimaste tali e quali. Ovverosia: per tutti i diversi e non solo per gli omosessuali vigono nella società borghese, piccolo borghese, e proletaria dei grossi pregiudizi, per cui noi non siamo abituati ad una vera forma di civiltà che significa rispetto dell’altro, soprattutto in Italia; c’è soltanto violenza morale, sarcasmo, ironia al meglio, al peggio c’è proprio violenza fisica, razzismo ecc. Mi sembra che la situazione non sia tanto cambiata.

A.D. Noi viviamo l’epoca della “frammentazione” per antonomasia e non mi riferisco al mondo della politica che comunque si offre come esempio funzionale ad esprimere il concetto. Non esistono più ideali unificanti ed assoluti per i quali vivere, credere, sperare. Pensi che ciò abbia determinato o sia stato in qualche modo influente sulla frammentazione dei percorsi artistici contemporanei, sulla preponderanza del minimalismo artistico?

D.B. Io sono contrario al minimalismo in letteratura; esso è appiattimento, è riduzione, perdita del soggetto a favore dell’oggetto. Io do importanza ai sentimenti, i minimalisti non danno importanza ai sentimenti. Il minimalismo direi che è un po una replica del “noveau roman”, della sua visione oggettiva del reale, affinché la schizofrenia universale sia registrata anche dalla letteratura. Questo è ovvio e soprattutto in poesia, ma questo avviene da sempre: da Rimbaud, da Mischima [Yukio, Tokyo, 14 gennaio 1925 – Tokyo, 25 novembre 1970], fino a Zanzotto [Pieve di Soligo, 10 ottobre 1921 – Conegliano, 18 ottobre 2011] ecc. La patologia viene trasferita nel linguaggio a testimoniare questa frammentazione, cosa che, mentre in poesia funziona bene, invece nel romanzo non funziona.

G.A.. Sempre ne “Il LAGER DI SANDRO PENNA ” affermi che sei il custode di segreti, di ricordi di Penna, di Moravia [Alberto, Roma, 28 novembre 1907 – Roma, 26 settembre 1990], di Pasolini [Pier Paolo Pasolini, Bologna, 5 marzo 1922 – Roma, 2 novembre 1975], di Elsa Morante [Roma, 18 agosto 1912 – Roma, 25 novembre 1985] ; come erano in privato, nel loro vivere quotidiano?

D.B. Sulla Morante ho scritto due libri: ANGELO e L’AMORE FELICE, quindi rimando a quelli. E in due parole è difficile spiegare come erano questi scrittori. Ho detto che sono il custode di ricordi in senso polemico per dire che una certa tradizione letteraria è morta, è finita, e nessuno la ricorda più. Io credo che questi scrittori fra i tanti meriti avevano quello di vivere in funzione delta letteratura senza strumentalizzarla, soprattutto la Morante e Sandro Penna. Penso che la letteratura sia un sacerdozio, sia qualcosa a cui ci si deve dedicare completamente.

A.D. Che cosa pensi delle avanguardie ?

D.B. Le avanguardie hanno avuto la loro funzione storica, ma oggi fare avanguardia sarebbe ridicolo. /’avanguardia sarebbe retorica.

G.A. Sei stato più volte in Marocco e precisamente a Tangeri che negli anni sessanta è stato un luogo simbolo della libertà, dove gli artisti considerati pericolosi, per la stabilità politica ed istituzionale dei loro paesi di appartenenza, vi si rifugiavano vivendo tranquillamente la loro sessualità ed esperienze psichedeliche. Cosa è rimasto della Tangeri dei Ginsberg, dei Kerauc, dei viaggi acidi ?

D.B. A Tangeri ci sono stato /’ultima volta cinque o sei anni fa ed è una città ideale per chi ama fumare l’hashish perché viene prodotto lì vicino, ed hanno un fumo buonissimo e costa pochissimo. Da un punto di vista letterario credo che ormai si stia trasformando come tutti questi posti famosi in luoghi turistici, per cui non c’è più traccia dei Genet, dei Ginsberg che vivevano a Tangeri.

A.D. Quali sono stati i tuoi esordi in letteratura ancor prima delle prime pubblicazioni, quando hai cominciato a scrivere ?

D.B. Ho cominciato a scrivere verso i tredici anni. Ricordo che scrissi un romanzo erotico che purtroppo ho smarrito. Dico “purtroppo” perché mi piacerebbe rileggerlo. Forse mi fu buttato via da mia madre. Perché ho cominciato con un romanzo erotico? Perché a quell’età I’erotismo è più potente e poi perché vivevo una dimensione di claustrofobia sessuale. La mia sessualità non la potevo esprimere e allora mi sono sfogato scrivendo questo romanzo. Poi ho continuato a scrivere negli anni di liceo, soprattutto poesie. Ricordo che Elsa Morante mi aiutò. Manganelli [Giorgio Manganelli (Milano, 15 novembre 1922 – Roma, 28 maggio 1990)].a cui telefonai non mi aiutò. >>Seguita a Pagina 3

Di Poeti d'Azione

Il Movimento Poeti d'Azione esiste dal 1994 ed è stato fondato dal poeta ed attore Alessandro D'Agostini. *Seguici sui social network!* E non dimenticare di lasciare un tuo commento a questo articolo qui sotto. *Ci teniamo a conoscere la tua opinione!*

7 risposte su “Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo.”

Poeta che ho sempre amato, esprime un tipo di poesia del “mistico-reale”,che si trova in ogni uomo fuori da ogni formalismo o affettazione. Niente briglie per il vento e i sentimenti.

Tanto per chiarire le idee ai tanti “parrucconi ,che tornano come “zombies”

condivido pienamente su ciò che dice sulla poesia e sugli editori.A distanza di anni non è cambiato nulla, i poeti molto sconociuti devono pubblicare con le piccole e medie case editrici perchè le grandi sew ne fottono della poesia. loro vogliono vendere giocano siulla quantità e sulla narrativa d’autore per guadagnarci e specularci. noi piccoli scrittori sconosciuti siamo fuori da un mondo letterario …associazioni letterarie a non finire per poter proporre ancora poesie e farle leggere con i vari concorsi letterari a volte onerosi e pubblicazioni di antologie che non legge nesssuno.
Spero che la poesia non muoia perchè tutte le emozioni,sensazioni gioie e dolori non devono morire nei cassetti.

Non dubito dell’autenticità dell’intervista (le risposte sono quelle tipiche di Dario), ma abbiate l’onestà di non spacciarla per l’ultima rilasciata dal poeta perché non è così. L’ultimo colloquio di Bellezza è stato con Gregorini, che lo ha assistito sul letto di morte, e lo si può leggere nel libro di Id., Il male di Dario Bellezza, Roma, Stampa Alternativa, 2006. Questo millantarsi s’addice poco a una rivista che vuole essere considerata seria.

Se lei avesse letto con attenzione l’articolo si sarebbe accorto che c’è proprio all’inizio questa dicitura:

Primo numero della Rivista Letteraria Orizzonti (marzo 1994) dove uscì l’intervista al poeta Dario Bellezza. Allora ne furono stampate e diffuse quattrocento copie. La rivista fu presentata alcuni giorni dopo la stampa presso il Cinema De Lollis de’ L’Università La Sapienza di Roma. Da allora non è mai uscita dai nostri archivi e può pertanto considerarsi l’ultima intervista del poeta resa nota dopo la sua morte.

Pertanto noi non spacciamo false notizie o altro come dice lei che ci ha mosso una critica immotivata senza aver evidentemente letto con attenzione e integralmente l’articolo!
Fra l’altro Fabrizio Gregorini, che conosce personalmente Alessandro D’Agostini, è stato fra i primi a ricevere la notizia della pubblicazione di questa intervista (avendo la possibilità di accedere ad essa con anticipo) e non si è assolutamente lamentato di nulla e altresì ha ringraziato calorosamente in una e-mail privata Alessandro D’Agostini per l’ottimo lavoro svolto sia all’epoca come oggi.

Inoltre, per la cronaca, questa intervista fu presentata ufficilamente assieme alla rivista che la riportava con la presenza del poeta Dario Bellezza stesso al cinema De Lollis. Bellezza ebbe modo di leggerla sia prima che dopo la pubblicazione.

Ci sono fra l’altro numerosi testimoni oculari di quella serata di presentazione (tutti viventi ed in salute) che se ha altro tempo da perdere volendo può anche rintracciare!

Per quanto riguarda la rivista noi non la rappresentiamo e non la difendiamo in quanto abbiamo voce in capitolo solo relativamente la numero 0 (datato marzo 1994). Alessandro D’Agostini infatti dopo aver preso parte alla fondazione della rivista stessa ne assunse il ruolo di Redattore Capo ma esercitò la sua carica solo per quel numero. Già al numero successivo, per divergenze con la direzione sulla linea editoriale da seguire, rassegnò le dimissioni ed abbandonò definitivamente il periodico.

Questo spazio vuole essere costruttivo. Basta polemiche sterili! Qui si è voluto fare un giusto omaggio ad un grande poeta e basta!

Guardi, sig. anon che mi ha risposto, che la mia non voleva essere una messa in dubbio della validità dell’interevista. Questa è stata la prima cosa che ho scritto.
Non capisco perché lei mi citi tutti questi aspetti cronachistici che non mi interessano minimamente. Fra l’altro non conosco alcun Fabrizio Gregorini. Il Gregorini di cui io parlo è Maurizio, poi non so voi (lei e il sig. D’Agostini che lei difende con cotanto piglio ma che io non ho idea di chi sia) con chi abbiate rapporti. La citazione che ha fatto, e per cui la ringrazio, effettivamente non l’avevo letta, perché non è all’inizio dell’articolo, è didascalia di un’immagine a metà prima pagina. E allora, signore, c’è tanta differenza nell’affermare nel titolo “Dario Bellezza, l’ultima intervista del poeta. Esclusivo” e poi specificare – nemmeno in corpo testo – che si tratta in realtà semplicemente dell'”ultima intervista uscita dai nostri archivi”. Non devo venire io a darle lezioni di giornalismo. Almeno adesso chi come me, che per vari motivi tende a saltare immagini e didascalie supponendo, ed evidentemente sbagliando, che in testi accessori non ci siano mai informazioni così importanti, questi potrà leggere il suo commento bello grande e sapere come stanno effettivamente le cose.
La mia non è una polemica inutile: sulla morte di Dario si è già marciato troppo. Continuare a farlo dopo quasi vent’anni è triste.
Con ciò non tolgo il fatto che voi siate da ringraziare (anche io vi ringrazio) per questa documentazione che, anche se presentata in modo fuorviante, è e senza dubbio resta importante.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *