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Intervista ad Alessandro D’Agostini di Alessio Brugnoli.

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L’Arte digitale invece ha la capacità di dialogare con il Mondo? Oppure anch’essa corre il rischio di cadere in una manierismo compiaciuto, incapace di incidere sull’Uomo?

Ogni “tecnica” artistica ha intrinseci i suoi limiti e le sue potenzialità. Ogni mezzo se esso stesso è o diviene fine di se stesso rischia di essere esso stesso il messaggio come voleva Mecluan. Il rischio è questo e non è il messaggio (forma+contenuto) ad essere il rischio. Bisogna capire come utilizzare dei mezzi piuttosto di altri. Quali di questi mezzi (che permettono ad esempio di lavorare anche su supporti non più fisici) siano capaci, grazie alla realizzazione pratica della “riproducibilità tecnica” che fornisce il mezzo elettronico, di essere maggiormente incisivi e utili all’arte di oggi.

Ciò che potrebbe fare la differenza oggi è la “simultaneità” della diffusione di un opera elettronica. Già oggi in ogni caso la maggioranza delle persone ha raffigurata nella sua mente la “Gioconda” di Leonardo come rappresentazione televisiva, o riproduzione fotografica del quadro della gioconda e non come memoria del quadro dipinto e visto direttamente all’Louvre a Parigi. Il simbolo “Gioconda” e la sua percezione collettiva è stata resa possibile grazie alla riproduzione mediatica della stessa e non alla visione diretta del quadro.
Questo in epoche passate non era possibile.

Dei quadri proiettati su un muro o visti in una rivista patinata, possono anche far sembrare meno belli quelli reali una volta visti dal vero. Viviamo in una società di “rappresentazioni di rappresentazioni” dove anche “il vero è un momento del falso” come diceva Debord ne “La società dello spettacolo”, ma questa è la realtà di oggi. Quella televisiva, come quella che viaggia su internet e sui social network.
Dobbiamo solo prenderne atto e farla nostra volgendola a nostro favore.

Quali sono le analogie e le convergenze tra il processo creativo artistico e quello letterario? La civiltà digitale potrà colmare il gap tra questi due modi di raccontare il mondo?

Sarebbe bello se molti maestri d’arte contemporanei facessero lo sforzo intellettuale di dialogare con i loro fratelli poeti e narratori in un’ottica – perché no – anche “movimentista” che fosse stimolo di dialogo e crescita reciproca.

Ciò oggi avviene molto di rado. Per contro gli artisti che si ispirano alla letteratura purtroppo (non ne conosco molti in verità) fanno operazioni di “recupero” che si limitano alla citazione o illustrazione dei soliti classici della letteratura, forse per incontrare più rapidamente i favori del pubblico e quindi del mercato.

Oggi si espone ogni cosa e si vuole far passare tutto per arte “magicamente” per mezzo della semplice esposizione. Pertanto mentre Marcel Duchamp affermava che fosse la volontà dell’artista apponendo sull’opera la sua firma, ad attribuire “funzione di arte” ad l’opera stessa, io sostengo che nell’era della “business art” attuale, l’arte sia la galleria stessa che espone e non l’opera esposta.

Perché oggi è questa e solo questa a conferire la “funzione” estetica ad un qualsiasi oggetto esposto. Pertanto sono gli stand della Biennale ad essere l’opera esposta e non quello che vi si trova. Quindi anche il pubblico che transita nei padiglioni diviene parte dell’evento estetico e quindi opera d’arte.

Siamo giunti ad una situazione paradossale.

Potrei come atto estremo proporre ad un gallerista di “esporre una galleria”. Dopo l’opera sia questa e lo spazio resti vuoto. Credo che oggidì nessuno protesterebbe o griderebbe allo scandalo.

Progetti per il Futuro? Potrà esserci una nuova convergenza tra Immagine e Parola, Letteratura ed Arte?

La sfida delle nuove tecnologie digitali e del web è quella di fornire i mezzi per far convergere le arti in un discorso o in un’opera comune capace di comprenderle facendole interagire col pubblico.

Mentre la “computer-art” non è dissimile dall’arte visiva tradizionale dove c’è un creatore che ha prodotta la sua opera in un tempo precedente, e dei fruitori che in un tempo successivo la recepiscono, nelle sperimentazioni più avanzate il coinvolgimento del pubblico nella fruizione dell’opera è concreto.

Per fare un esempio ho lavorato ad una video-installazione-palcoscenico gestita interamente da un computer grazie ad una applicazione programmata in linguaggio C. Sia la musica che la scenografia erano generate dal Computer in base alla rielaborazione di stimoli ambientali. Si è trattato, per mezzo di algoritmi di calcolo di elaborare e proiettare immagini e generare della musica in precedenza non presenti come opera registrata o memorizzata in precedenza, ma generati in tempo reale per mezzo dell’interazione della “macchina” con la mia voce e con il pubblico presente.

Il pubblico vedeva proiettato sullo sfondo delle immagini che variavano in base essenzialmente a due parametri, l’intonazione e il ritmo della mia voce recitante e il movimento del pubblico che era rilevato da una web-cam che ad intervalli logaritmici casuali catturava e ritoccava sempre in modo casuale, ma secondo dei parametri decisi dall’artista-programmatore le immagini acquisite per poi improvvisamente farle apparire nella sequenza di quelle già presenti. La mia voce era commentata da una musica sempre ri-elaborata in base al mio imput vocale.

In questa “opera aperta” sempre differente, in parte gli autori sono coloro che hanno fornito le immagini di base, io che recitavo dei testi da me composti e che avevo ideato la performance, il pubblico presente che poteva col movimento lasciare traccia di se nell’opera, il programmatore-artista e il calcolatore elettronico.

Realizzare questo tipo di esperienze è abbastanza complesso, ma vale la pena sperimentare in questa direzione l’uso dei mezzi che l’elettronica e l’informatica ci mettono a disposizione oggi.

Credo sia una strada ancora poco praticata, ma da proseguire anche per colmare il dissidio fra arte e tecnologia, dissidio che in un periodo come il rinascimento non c’era, ma che con Baudelaire e il romanticismo è comparso allorché la tecnologia è stata vista come un pericolo e un asservimento dell’uomo alla macchina e non come la possibilità di un potenziamento e una liberazione.

Liberazione dalla fatica, dal lavoro e dai limiti fisici e spazio-temporali dell’uomo. Ovviamente io non propendo per un’arte e per una poesia generate da un computer. La poesia e l’arte si possono continuare a produrle come si vuole, ma la tecnologia deve essere vista come un’alleata che ne potenzi le possibilità di fruizione e diffusione presso un pubblico nuovo e più vasto.

Il Web permette oggi la riproduzione in tempo reale in tutto il mondo di un opera nel momento della sua creazione, permette l’interazione fra artisti. Permette all’arte di esistere anche fuori dalle gallerie e dalle Biennali perché sia come vogliono le avanguardie “realtà in essere” e non rappresentazione o elucubrazione destinata esclusivamente ad una elite di specialisti.

In ogni caso vorrei tranquillizzare chi ama la poesia come la conosciamo e come ci è stata tramandata dalla tradizione letteraria. Perché questa non è destinata a scomparire. Non sono uno di quelli che chiamano poesia ad esempio la “poesia visiva” o la “poesia sonora” che sono altro e appartengono più all’ambito della performance o delle arti visive che alla poesia in senso stretto. Ritengo altresì che la lettura “silenziosa” del testo poetico nella nostra letteratura sia imprescindibile perché la poesia nella nostra tradizione è prettamente “testuale” da Dante in poi.

La poesia contiene elementi di fruizione legati al significato manifesto, elementi fonici, elementi strutturali e la parola poetica come sappiamo è al contempo connotativa e denotativa.
Inoltre il significato del testo poetico nel suo insieme e nei suoi passaggi intermedi, varia al variare dell’approccio al testo stesso, alla disposizione d’animo del lettore in quel momento e muta sempre durante il suo approfondimento con le riletture successive.

Per far capire meglio la mia posizione in merito all’oralità del testo poetico voglio dire che io opero su due piani. Uno è quello di scrivere come tutti i poeti e con gli strumenti dei poeti, quindi operando “nella lingua” e producendo e consegnando i miei scritti ai lettori nella forma scritta-testuale, mentre l’altro è quello del poeta-performer, del poeta-attore, del poeta-impegnato, del “poeta d’azione”.

Opero da poeta d’azione prelevando i miei testi dal loro supporto cartaceo e li animo, gli fornisco una vita “autonoma” rispetto alla loro destinazione iniziale, ma resto sempre cosciente che la poesia “detta” in un reading o recitata in un teatro o in una performance, sia qualcosa di altro rispetto alla fruizione silenziosa e riflessiva della lettura.

Quando si recita un testo poetico della nostra letteratura, il pubblico non vede gli spazi bianchi fra i capoversi, la lunghezza dei versi, la punteggiatura, la disposizione delle parole nella pagina e tutto questo viene a mancare.

La performance poetica o il pubblico reading si possono considerare “un momento” della fruizione-comprensione del testo poetico, ma non ne possono mai sostituire la lettura e la “ruminazione” silenziosa. Chi ritiene che la poesia recitata e la poesia scritta siano equiparabili è un ingenuo. Non a caso i cultori di poesia autentici la poesia la leggono ancora a casa propria nel chiuso della propria camera.

Maestro, un’ultima domanda. Lei ha affermato nel corso dell’intervista che la poesia è una “forma d’arte”. Cosa rappresenta quest’arte per lei, nella sua vita.

La poesia, ribadisco, è arte, ed è l’arte somma, perché ha la prerogativa di contenere in se tutte le altre arti.
Che cos’è per me l’Arte?
L’Arte è la mia religione e la mia “mistica”.

Link correlati / Bibliografia

Sito Ufficiale del Movimento Poeti d’Azione fondato da Alessandro D’Agostini

Movimento Poeti d’Azione

Definizione di Poeta d’Azione 05 Febbraio 2010
http://www.poetidazione.it/contributi/TEORIA/definizione_di_poeta_d_azione.html

L’essenza del concetto d’Avanguardia nell’Arte. Di Alessandro D’Agostini 10 maggio 2001
http://www.poetidazione.it/teoria/saggi/essenza_avanguardia/index.htm

Poesia, Azione e Magia. Di Alessandro D’Agostini 23 Novembre 2005
http://www.poetidazione.it/teoria/articoli/poesia_%20e_magia.htm

Lettera ad un amico pittore. Una lucida analisi sulla degenerazione in cui si trova
il mondo della poesia e della pittura attuali. Di Alessandro D’Agostini 28 Settembre 2008
http://www.poetidazione.it/teoria/articoli/lettera_ad_un_amico_pittore.htm

La condizione postmoderna. Jean-François Lyotard (Versailles, 10 agosto 1924 – Parigi, 21 aprile 1998) Feltrinelli nel 1981

L’Arte moderna. 1770-1970 – L’Arte oltre il Duemila – Giulio Carlo Argan, Achille Bonito Oliva – Sansoni, 1991
19/09/2011

Alessio Brugnoli
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Link: http://quaz-art.blogspot.it/2011/09/intervista-ad-alessandro-dagostini.html

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